Merzouga - Meknes - 540 km
Le dune di Merzouga al mattino sono ancora più rosse.
Il sole del deserto le illumina e viste dalla finestra della nostra camera da letto paiono un quadro appeso contro la parete.
La sveglia suona presto, aprire gli occhi e guardarsi in tondo per capire dove siamo, questa è la tipica prassi di quando giriamo.
Ogni notte un nuovo letto, quando c'è il letto.....
Ogni mattina un nuovo soffitto, un diverso modo di darsi il buon giorno, un grande grandissimo senso di appartenenza a questo mondo che non smette mai di stupirci.
Scendiamo le scale che ci portano al cortile dell'hotel saltando i gradini a due a due tanto è la voglia di vederle tutte quelle dune.
Giacomo dorme ancora è non c'è nessuno a cui pagare per poter poi volare come ci piace fare.
Ci sediamo sulla sabbia portata dal vento e lo attendiamo per circa mezz'ora.
Ci salutiamo, lui guarda ancora la nostra gomma posteriore ormai cotta e provata dal viaggio, ci chiede come faremo e noi rispondiamo ciò che ieri sera ho risposto via sms a mio padre quando anche lui mi ha posto la stessa domanda.
Non so Giacomo, ma ti prometto che non appena lo saprò.......ti farò sapere....
Rido, dal basso della mia profonda adolescente imprudenza, rido e lo saluto mentre insieme a Gisella esco e mi immetto sulla strada diretta a nord.
Abbiamo ancora tanti km davanti a noi è la situazione gomma non è per nulla una cosa che mi lascia tranquillo.
Ma cosa posso fare ora ?
Occorre un nuovo piano B, un qualcosa che mi permetta di poter portare a casa Gisella senza farle correre rischi.
Ci fermiamo a prelevare un po' di Dirham, la moneta locale Marocchina e facciamo benzina.
Un gruppo di motociclisti tedeschi, attirati dalla mitica Aprilia Caponord, sporca di sabbia del deserto,provata anch'essa dal viaggio, si sofferma su di lei, la guardano, la scrutano e poi si soffermano sulla ruota.
Uno di loro stringe le labbra facendole sottili come a significare " sono messi male questi".
Mi guarda, fa un mezzo sorrisetto e con la mano destra, agitandola dall'alto verso il basso, mi fa segno che non mi invidia....
Gisella ed io apriamo la mappa, iniziamo a cercare di capire come muoverci.
Dobbiamo attraversare un tratto montano, bellissimo ma isolato.
Solo dopo, a circa 500 km da quel punto, troveremo una città degna di nota dove, forse, potremo trovare un ricambio, la città è Meknes.
Riempiamo la borraccia di acqua e limonata, saliamo sulla moto cercando di farci leggeri come piume, ingrano la prima e superiamo la sbarra che, d'inverno spesso è chiusa ad impedire il transito delle auto, camion e moto causa neve.
Cerchiamo di toglierci dalla testa il chiodo fisso della gomma e ci godiamo quanto ci scorre davanti, dietro e di fianco.
Le montagne ora sono verdissime, siamo saliti oltre i 2000 metri e la sabbia è solo un lontano ricordo.
Viaggiamo per ore, evitando ogni sorta di possibile insidia sul terreno, centellinando le accelerate e fermandoci spesso a controllare lo stato di usura.
Ogni volta Gisella mi pone la stessa domanda "peggiorata ?"
Ogni volta io do la stessa risposta, ma mano a mano che i km passano sento di essere sempre meno onesto " grave.....ma stabile"
Intorno le 17.30, come due beduini in mezzo al deserto, pensiamo di avere un miraggio.
Dietro una curva, in lontananza, vediamo una città......
Non è però un miraggio, ce l'abbiamo fatta....o meglio, siamo arrivati a Meknes, ora inizia il bello, dobbiamo trovare qualcuno che, nell'ordine, abbia una gomma delle dimensioni corrette, ce la venda e c'è la monti.....tutto questo, in meno di due ore, in una città dove non ci sono moto, con un traffico impazzito e in una delle città imperiale che più di tutte risulta essere religiosamente fondamentalista, poco avvezza ai cristiani e, secondo qualcuno, pericolosa.
L'approccio alla ricerca avviene seguendo prima una strategia che, magari in Italia, potrebbe dare i sui frutti.
Percorriamo l'intera strada che avvicinandosi alla città la percorre, l'attraversa e ne consente l'uscita cercando un concessionario o qualcosa di simile.
Nulla!
Allora passiamo alla strategia del, proviamo a chiedere alla polizia.
Questi ci rispondono che a Casablanca qualcosa c'è ma non qui.
Il tempo scorre, il caldo e lo smog non aiutano, il traffico impazzito ci circonda.
Beviamo un po' di acqua e limonata, e con calma olimpica ci avviciniamo ad una officina che, sembra, ripari camion.
Chiediamo a loro e ci rispondono che in centro, vicino alla Medina, c'è un negozio di accessori di moto.
Ci danno indicazioni, proviamo a seguirle, ma dopo mezz'ora ci accorgiamo che è impossibile per noi trovare quanto da loro indicato.
Come pollicino torniamo sui nostri passi sino all'officina, chiediamo meglio e uno dei ragazzi sale in macchina e mi fa segno di seguirlo.
Ti seguo amico, fammi strada.
Inizia una gincana fra le viuzze del centro storico della città.
Proviamo un primo negozietto ma c'è solo mercanzia per scooter.
Un secondo, idem, un terzo, al quarto, stanchi sudati e scoraggiati, fermiamo il nostro amico, io scendo mi tolgo il casco e gli regalo un pacchetto di sigari.
Sei stato gentile, ci abbiamo provato ma è inutile.
Mi rimetto il casco, sto per salire sulla moto quando un tipo in bicicletta si avvicina a lui, inizia una lunga conversazione in arabo......
Al termine, il mio amico mi dice che in città c'è qualcuno che potrebbe aiutarci.
Non mollo, ci credo per l'ennesima volta e lo seguo.
Dopo alcuni km si ferma davanti ad un vicolo buio che si affaccia in un cortile che solo per descrivervi il putridume avrei bisogno di due giorni, quindi ve lo evito.
Mi fa segno di entrare dentro con la moto, a stento riesco a passare.
Gisella, scesa prima di me, esce fuori allibita, mi dice " vai tu a vedere, qualcosa hanno ma non capisco bene".
Io entro, accatastate l'una sull'altra giacciono decine di moto vecchie, incidentate e mezze smontate.
Una di queste, posta in centro della pila, ha ancora indosso una gomma che di misura potrebbe andare bene.
La osservo, non è messa malaccio.
Do il mio ok, contrattiamo sul prezzo, sui tempi.
Loro vorrebbero fare il lavoro domani, io lo voglio ora.
A malincuore accettano e si fanno letteralmente in quattro.
Nel senso che in due smontano la gomma dalla mia moto,altri due da quella vecchia e poi si lanciano tutti insieme nel rimontaggio.
Guardo Gisella, che con due occhioni tondi pare dirmi " mi sa che anche questa volta c'è l'abbiamo fatta"
Eh si.....ci siamo riusciti.
Ora, seduti dentro il cortile di una famiglia berbera che ci ha affittato una camera per la notte, mangiato un piatto di cous cous cucinato dalla signora, osserviamo la moto che pare dirci grazie.
Davanti abbiamo il tassellato, bello aggressivo nato appositamente per gli sterrati.
Dietro, una gomma da moto da strada, nata appositamente per grandi velocità, magari in pista.
Insomma, è un po' come se su una Ferrari montassero davanti le ruote di un trattore.
Ma ci piace così, è bella come il sole, è la miglior soluzione B che potessimo escogitare.
Sopratutto però, si impara più da queste piccole esperienze che da mille guide turistiche.
È questo il modo con cui ci piace confrontarci con la vita. Cercarla la dove essa è vera, intonsa e non artefatta ad hoc per i turisti.
Sarebbe stato più facile arrendersi, cercare un mezzo per giungere al traghetto domani e poi da li fino a casa ?
Si, forse lo sarebbe stato.
Ma ora Gisella ed io non saremo così ricchi.
Non potremo dire ancora, come spesso dico alla piccola Gio', io non mollo, noi non molliamo mai !!