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venerdì 2 maggio 2014
.....e alla fine....cosa rimane ?
mercoledì 30 aprile 2014
Ti seguo, fammi strada amico, non mollo!
Merzouga - Meknes - 540 km
Le dune di Merzouga al mattino sono ancora più rosse.
Il sole del deserto le illumina e viste dalla finestra della nostra camera da letto paiono un quadro appeso contro la parete.
La sveglia suona presto, aprire gli occhi e guardarsi in tondo per capire dove siamo, questa è la tipica prassi di quando giriamo.
Ogni notte un nuovo letto, quando c'è il letto.....
Ogni mattina un nuovo soffitto, un diverso modo di darsi il buon giorno, un grande grandissimo senso di appartenenza a questo mondo che non smette mai di stupirci.
Scendiamo le scale che ci portano al cortile dell'hotel saltando i gradini a due a due tanto è la voglia di vederle tutte quelle dune.
Giacomo dorme ancora è non c'è nessuno a cui pagare per poter poi volare come ci piace fare.
Ci sediamo sulla sabbia portata dal vento e lo attendiamo per circa mezz'ora.
Ci salutiamo, lui guarda ancora la nostra gomma posteriore ormai cotta e provata dal viaggio, ci chiede come faremo e noi rispondiamo ciò che ieri sera ho risposto via sms a mio padre quando anche lui mi ha posto la stessa domanda.
Non so Giacomo, ma ti prometto che non appena lo saprò.......ti farò sapere....
Rido, dal basso della mia profonda adolescente imprudenza, rido e lo saluto mentre insieme a Gisella esco e mi immetto sulla strada diretta a nord.
Abbiamo ancora tanti km davanti a noi è la situazione gomma non è per nulla una cosa che mi lascia tranquillo.
Ma cosa posso fare ora ?
Occorre un nuovo piano B, un qualcosa che mi permetta di poter portare a casa Gisella senza farle correre rischi.
Ci fermiamo a prelevare un po' di Dirham, la moneta locale Marocchina e facciamo benzina.
Un gruppo di motociclisti tedeschi, attirati dalla mitica Aprilia Caponord, sporca di sabbia del deserto,provata anch'essa dal viaggio, si sofferma su di lei, la guardano, la scrutano e poi si soffermano sulla ruota.
Uno di loro stringe le labbra facendole sottili come a significare " sono messi male questi".
Mi guarda, fa un mezzo sorrisetto e con la mano destra, agitandola dall'alto verso il basso, mi fa segno che non mi invidia....
Gisella ed io apriamo la mappa, iniziamo a cercare di capire come muoverci.
Dobbiamo attraversare un tratto montano, bellissimo ma isolato.
Solo dopo, a circa 500 km da quel punto, troveremo una città degna di nota dove, forse, potremo trovare un ricambio, la città è Meknes.
Riempiamo la borraccia di acqua e limonata, saliamo sulla moto cercando di farci leggeri come piume, ingrano la prima e superiamo la sbarra che, d'inverno spesso è chiusa ad impedire il transito delle auto, camion e moto causa neve.
Cerchiamo di toglierci dalla testa il chiodo fisso della gomma e ci godiamo quanto ci scorre davanti, dietro e di fianco.
Le montagne ora sono verdissime, siamo saliti oltre i 2000 metri e la sabbia è solo un lontano ricordo.
Viaggiamo per ore, evitando ogni sorta di possibile insidia sul terreno, centellinando le accelerate e fermandoci spesso a controllare lo stato di usura.
Ogni volta Gisella mi pone la stessa domanda "peggiorata ?"
Ogni volta io do la stessa risposta, ma mano a mano che i km passano sento di essere sempre meno onesto " grave.....ma stabile"
Intorno le 17.30, come due beduini in mezzo al deserto, pensiamo di avere un miraggio.
Dietro una curva, in lontananza, vediamo una città......
Non è però un miraggio, ce l'abbiamo fatta....o meglio, siamo arrivati a Meknes, ora inizia il bello, dobbiamo trovare qualcuno che, nell'ordine, abbia una gomma delle dimensioni corrette, ce la venda e c'è la monti.....tutto questo, in meno di due ore, in una città dove non ci sono moto, con un traffico impazzito e in una delle città imperiale che più di tutte risulta essere religiosamente fondamentalista, poco avvezza ai cristiani e, secondo qualcuno, pericolosa.
L'approccio alla ricerca avviene seguendo prima una strategia che, magari in Italia, potrebbe dare i sui frutti.
Percorriamo l'intera strada che avvicinandosi alla città la percorre, l'attraversa e ne consente l'uscita cercando un concessionario o qualcosa di simile.
Nulla!
Allora passiamo alla strategia del, proviamo a chiedere alla polizia.
Questi ci rispondono che a Casablanca qualcosa c'è ma non qui.
Il tempo scorre, il caldo e lo smog non aiutano, il traffico impazzito ci circonda.
Beviamo un po' di acqua e limonata, e con calma olimpica ci avviciniamo ad una officina che, sembra, ripari camion.
Chiediamo a loro e ci rispondono che in centro, vicino alla Medina, c'è un negozio di accessori di moto.
Ci danno indicazioni, proviamo a seguirle, ma dopo mezz'ora ci accorgiamo che è impossibile per noi trovare quanto da loro indicato.
Come pollicino torniamo sui nostri passi sino all'officina, chiediamo meglio e uno dei ragazzi sale in macchina e mi fa segno di seguirlo.
Ti seguo amico, fammi strada.
Inizia una gincana fra le viuzze del centro storico della città.
Proviamo un primo negozietto ma c'è solo mercanzia per scooter.
Un secondo, idem, un terzo, al quarto, stanchi sudati e scoraggiati, fermiamo il nostro amico, io scendo mi tolgo il casco e gli regalo un pacchetto di sigari.
Sei stato gentile, ci abbiamo provato ma è inutile.
Mi rimetto il casco, sto per salire sulla moto quando un tipo in bicicletta si avvicina a lui, inizia una lunga conversazione in arabo......
Al termine, il mio amico mi dice che in città c'è qualcuno che potrebbe aiutarci.
Non mollo, ci credo per l'ennesima volta e lo seguo.
Dopo alcuni km si ferma davanti ad un vicolo buio che si affaccia in un cortile che solo per descrivervi il putridume avrei bisogno di due giorni, quindi ve lo evito.
Mi fa segno di entrare dentro con la moto, a stento riesco a passare.
Gisella, scesa prima di me, esce fuori allibita, mi dice " vai tu a vedere, qualcosa hanno ma non capisco bene".
Io entro, accatastate l'una sull'altra giacciono decine di moto vecchie, incidentate e mezze smontate.
Una di queste, posta in centro della pila, ha ancora indosso una gomma che di misura potrebbe andare bene.
La osservo, non è messa malaccio.
Do il mio ok, contrattiamo sul prezzo, sui tempi.
Loro vorrebbero fare il lavoro domani, io lo voglio ora.
A malincuore accettano e si fanno letteralmente in quattro.
Nel senso che in due smontano la gomma dalla mia moto,altri due da quella vecchia e poi si lanciano tutti insieme nel rimontaggio.
Guardo Gisella, che con due occhioni tondi pare dirmi " mi sa che anche questa volta c'è l'abbiamo fatta"
Eh si.....ci siamo riusciti.
Ora, seduti dentro il cortile di una famiglia berbera che ci ha affittato una camera per la notte, mangiato un piatto di cous cous cucinato dalla signora, osserviamo la moto che pare dirci grazie.
Davanti abbiamo il tassellato, bello aggressivo nato appositamente per gli sterrati.
Dietro, una gomma da moto da strada, nata appositamente per grandi velocità, magari in pista.
Insomma, è un po' come se su una Ferrari montassero davanti le ruote di un trattore.
Ma ci piace così, è bella come il sole, è la miglior soluzione B che potessimo escogitare.
Sopratutto però, si impara più da queste piccole esperienze che da mille guide turistiche.
È questo il modo con cui ci piace confrontarci con la vita. Cercarla la dove essa è vera, intonsa e non artefatta ad hoc per i turisti.
Sarebbe stato più facile arrendersi, cercare un mezzo per giungere al traghetto domani e poi da li fino a casa ?
Si, forse lo sarebbe stato.
Ma ora Gisella ed io non saremo così ricchi.
Non potremo dire ancora, come spesso dico alla piccola Gio', io non mollo, noi non molliamo mai !!
lunedì 28 aprile 2014
Spaghetti e tasselli...
Gole di Dades - Dune di Merzouga - 380 km
Nell'ormai lontano 2008 ci eravamo già stati.
Era novembre e ricordo quel viaggio nell'alto Marocco come uno dei più freddi e piovosi della mia vita.
Arrivammo alle dune di Merzouga stanchi ed affamati. Trovammo quest'hotel gestito da un Italiano, appassionato di moto, si chiama Giacomo Ferri ed è originario di Cuneo.
È sposato con una Marocchina, e quella sera, di molti anni fa mangiai il più buon piatto di spaghetti della mia vita.
Fu una serata indimenticabile per Gisella ed il il sottoscritto.
Per questa ragione, ieri, scriviamo a Giacomo e gli prenotiamo, oltre una stanza anche un piatto di spaghetti.
Partiamo presto stamane, diretti alle gole di Dades, sino a quando la strada non inizia a diventare sterrata.
Abbiamo la gomma posteriore a pezzi, non possiamo permetterci di affrontare le taglienti pietre degli sterrati Marocchini.
Fermo la moto sul ciglio della strada, a fianco vi è un ruscello cristallino, cosa rara da questa parti.
Mi accendo un sigaro, Gisella scatta due foto, io osservo la gomma posteriore lisa e liscia come la mia nuca.
Gisella mi chiede se riusciremo a rientrare su Torino, io vorrei avere una risposta ma l'unica cosa che posso fare e cercare di guidare con parsimonia, delicatezza e sicurezza.
Si avvicinano le ore calde della giornata ed a differenza del 2008 oggi il caldo è insopportabile.
Beviamo, cerchiamo di idratarci lungo la strada utilizzando la camel back, l'ormai noto zainetto con la borraccia incorporata.
La velocità media è bassissima, non riusciamo a fare strada oggi, il caldo, le buche della strada e il deserto attorno a noi ci fanno trattenere il respiro.
Ad ogni pietra, ogni piccolo avvallamento del terreno, cerchiamo di sollevare il nostro peso evitando così di gravare sull'ormai avvilente gomma.
La speranza è di arrivare da Giacomo e ricevere da lui qualche buona notizia su dove poterla sostituire.
Intorno alla ore 17 locali, le 18 in Italia, raggiungiamo Le Chevalier Solitaire, questo il nome dell'hotel del cuneese nostro amico.
Sfatti, sfiniti, asciugati dal sole del deserto.
Facciamo una doccia dove neppure l'acqua sembra esserci amica oggi.
Esce a tratti, poi si interrompe. Di colpo bollente e poi fredda.
Laviamo i calzini, le mutande e mettiamo tutto ad asciugare al vento. In meno di mezz'ora sarà tutto secco come le nostre gole.
Esco e mi avvicino alla moto, i tasselli delle gomme sono solo un lontano ricordo e a dividerci da casa ci sono ancora circa 2000 km....
Giacomo arriva dopo aver accompagnato dei turisti sulle dune, guarda la gomma ed esclama " messa malaccio...."
Già....rispondo io....
Tu sai dove potremo cambiarla ?
Lui sorride, mi guarda e mi risponde.......certo, a Cuneo !
........mi rendo conto quindi di essere messo malaccio, ma non mollo.....
C'è ancora una ragione, almeno per oggi, per la quale sorridere.....
Gli spaghetti !
Sono pronti ed è ora di cenare !
Buon appetito a tutti.
Per sapere come andrà a finire la storia delle gomme, guardate la traccia lasciata dal nostro emettitore satellitare.....
Se si muove ogni 5 minuti.......tutto è ok.....
Se sta ferma per 15 minuti.......sto fumando
Se sta ferma per 45 minuti.........significa che gli spaghetti hanno avuto effetti collaterali ......
Se sta ferma per più di due ore........significa che sono cazzi.......
Ci si vede ragazzi...........forse !
Ahahahahahah, ma poi in fondo sarà mica una gomma a fermarci no ?
domenica 27 aprile 2014
Nein Nein....
Tafroute - gole di Dades 483 km
Scegliamo la via meno turistica e meno breve per risalire verso nord spostandoci nel contempo verso est.
Durante la consueta consultazione delle carte geografiche, ieri sera, scorgiamo una strada, in parte sterrata, che attraversa le montagne del medio Atlante ed in particolare luoghi sani, puri, ancora fortemente legati alle tradizioni.
Il consueto caffè della mattina lo dividiamo insieme ad alcuni uccellini che,affamati, ci guardano mentre Gisella mangia pane e olio di Argan.
Noi lo conosciamo in quanto molto utilizzato per cure di bellezza, qui in Marocco te lo servono in una ciotola come fosse miele.
Carico la moto, partiamo.
La situazione gomme, ormai mi costringe ad una guida inusuale per chi ama cavalcare una moto.
Accelerò in curva e parzializzo l'acceleratore in rettilineo in modo da risparmiare la parte centrale delle gomme stesse.
In altre parole adotto un andatura medio lenta, quella tanto amata da Gisella che per farmela digerire la definisce da " moto turista".
Non importa, cerco di godermi il meglio di tutto anche in questa situazione menomata dal punto di vista dei pneumatici.
Saliamo a oltre 1700 metri sul livello del mare, l'aria è calda ed il sole cuoce gli occhi.
Viaggiamo per ore, attraversando villaggi intonsi dal punto di vista turistico.
Le donne, piegate su se stesse, lavorano i campi, raccolgono erbe, fiori e spezie.
Un basto sovrasta le loro schiene cariche mentre, a fatica, scendono verso i villaggi.
I somarelli brucano l'erba verdissima grazie alla stagione estiva ancora acerba.
Gli uomini, oziano seduti all'ombra di ogni cosa possa fare loro riparo.
In altre parole, le donne lavorano per procurare cibo ai somarelli i quali, a loro volta, dovranno avere la forza di trasportare il peso del nullafacente uomo....
Discutibile sin quanto si vuole, ma da millenni questa e' la storia di questi luoghi dove la donna, purtroppo, riveste un ruolo di bassissimo livello nello strato sociale.
Risaliamo poco alla volta verso quel centro nord del Marocco che già conosciamo e che sappiamo essere ricettacolo di frotte di turisti.
Vorremmo essere invisibili, vorremmo che nessuno si accorgesse del nostro transitare ma anche noi siamo turisti, forse con un occhio differente da molti altri ma il colore della pelle, il biondo dei capelli, per me ormai pochi, e gli occhi di colore chiaro, nascondono una chiara appartenenza alla razza di chi salpa alla conquista del mondo chiudendo gli occhi e dormendo sino a quando lo sportello dell'aereo si aprirà lasciando scendere i nuovi conquistadores ....
Fra questi, da sempre, i più feroci siamo proprio noi, gli Italiani.
Io non so se Cristoforo Colombo, scendendo dalle sue navi, la Nina la Pinta e la Santa Maria, si mise ad urlare sulle spiaggia del nuovo mondo in questo modo " belin Alberto, guarda che bella collana di perle ......."
Sta di fatto che se sei in giro per il mondo e senti qualcuno che fa casino, di norma, e' un Italiano e di sicuro turista, e di certo.......sino a li ci è arrivato comodamente trasportato .....
Per questa ragione che, spesso, in questi luoghi dove per necessità la gente del luogo vive grazie alla sicura fonte di reddito data dal turista targato American Express, Gisella ed io vorremmo poterci coprire con un velo azzurro stile tuareg e nascondere l'inequivocabile viso europeo.
Peccato che tolto il casco, a meno delle rughe, di marocchino non vi sia nulla.
Ed allora scatta la tecnica teutonica......
Alla domanda "Italiani ?" Ecco che all'unisono arriva la risposta " Nein Nein....."
Peccato che questi "poveretti" che definiamo appartenenti al terzo mondo, oltre l'arabo ed il Francese, conoscano a menadito anche l'italiano l'inglese lo Spagnolo ed il tedesco.....
Resta il sorriso, l'unica cosa che universalmente ha lo stesso significato.....
Mi sfilo il casco, sorrido e con quell'aria che neppure il mozzo di Cristoforo Colombo avrebbe avuto dico........sono Italiano, ma è un caso.....in realtà sono Gianni, il resto non conta.
sabato 26 aprile 2014
Chi dorme.....non fa il pieno ma una stella ci guarda
Venerdì 25 Aprile Dakhla - Tan Tan - 750 km
Sabato 26 aprile Tan Tan - Tafraute, montagne del medio Atlante 560 km
Gisella si alza per prima, scosta le tende della finestra che si affacciano sull'oceano, e cita l'unica cosa che avrebbe poi voluto mai dire.
Oggi il vento sembra essersi calmato....
Un caffè noire prima di partire dopodiché io mi carico le borse a spalle ed esco per caricare la moto rimasta fuori tutta la notte.
Non faccio in tempo ad uscire dalla reception dell'hotel che una folata violenta di vento mi sposta il sigaro appena appoggiato sulle labbra.
Arriva da nord, non è per nulla caldo nonostante la latitudine.
Ci vestiamo, indossiamo più cose di quante ne avessimo preventivate, pensavamo infatti di patire il caldo, invece il vento sfiorando l'Atlantico si raffredda.
Finalmente partiamo, mi guardo a sinistra, attraverso la strada semi deserta, ingrano la prima e mi dirigo verso la strada che attraversa la piccola penisola lunga appena 50 km.
Al termine di essa, una rotonda con l'immancabile check point segna l'ingresso sulla strada che, appena il giorno prima avevamo percorso in senso inverso.
Ricordiamo esserci un distributore di benzina posto a ridosso del check point, puntiamo ad esso in quanto il livello indicato sul cruscotto mi indica che l'autonomia rimasta comincia ad essere poca.
Il vento contro ci costringe a gincane involontarie ogni qual volta le folate arrivano violente, pur accelerando le velocità sono molto basse, si fatica a reggere la moto in condizioni di bassa velocità, ma tutto questo fa parte del gioco ed è comune in spazi aperti come le aree desertiche.
Superiamo il check point ed entriamo dentro il benzinaio.
Un uomo, passeggia e ci guarda, io cerco di richiamare la sua attenzione in quanto qui non puoi farti benzina da solo.
Lui mi ignora.
Io suono il clacson e lui mi fa cenno di non fare rumore.
Si avvicina, Gisella gli chiede se possiamo rifornire e lui ci dice che non è autorizzato, lui non è il benzinaio.
Quello vero......dorme.
Gisella stizzita sale sulla moto e mi intima ....vai !
Io riparto ma mi pongo e pongo a lei la domanda, ma scusa, capisco che il tipo che dorme faccia salire la rabbia visti i km che abbiamo davanti, ma non è un po' rischioso procedere senza benzina ?
Gisella mi rassicura dicendomi che il giorno prima aveva visto altre due pompe di benzina sulla strada.
Bene......intanto giusto per rendere l'idea, quando parlo di pompe di benzina, vorrei che non immaginaste le, sia pur brutte, Italiane.
Stiamo parlando di luoghi arsi dal sole e sfogliati dal vento costante.
Il metallo delle pompe stesse, ormai senza vernice, presenta quel colore chiaro e secco che abbaglia.
Riprendiamo la strada, il vento misto a sabbia si infila nel casco, riempie le narici e socchiude gli occhi.
Dopo circa 40 km di nulla, sulla sinistra si intravede una fatiscente costruzione con una insegna che, forse, anni fa, richiamava il simbolo della benzina.
Sterzo leggermente contrastando la forza del vento ed entro.
......tutto abbandonato......
Le finestre sono rotte e la sabbia si è ormai impadronita anche degli interni.
Gisella, con gran coraggio e spirito avventuriero, mi dice: nessun problema, ieri ne ho visto un altro....
Inspiro profondamente, rientro sul toboga del vento e riparto.
Lo sguardo involontariamente, con intervalli di pochi secondi, punta l'indicatore del carburante che continua ad indicare l'ultima, minuscola tacca.
Viaggiamo sfiorando l'acceleratore, e ad un tratto, nel nulla più assoluto, in lontananza si intravede una costruzione.
Ecco, e laggiù dice Gisella.
Io mi sento rinato, accelero finalmente e spingo forte la moto.......tanto ormai ci sono ....penso.
Entro dal benzinaio, un uomo scuro di pelle mi vede da lontano e mi fa un segno inequivocabile.....pollice alzato e indice disteso a mo di pistola ......ma oscillante su se stesso... Come a significare "non c'è trippa per gatti....."
Non fermo neppure la moto, esco dal benzinaio mi rimetto sulla strada e sento Gisella che, con lo stesso tono con il quale mi avvisava del lupo in Mongolia, mi dice " ora sono cazzi"....
Inspirò per la seconda volta profondamente, trattengo con cura qualsiasi sfogo verbale verso quel benzinaio che dormiva e con un filo di gas supero un fuoristrada, tappato da deserto, con targa Italiana.
Accelerò anche se non vorrei, ma questo è il piano B....
Ad un tratto, dopo immensi minuti di silenzio, dico a Gisella: ho una idea....
Anche io, mi risponde lei, e forse è la stessa.
Mi sa di si.....quando rimarremo senza benzina, tu scendi dalla moto alla velocità della luce, fermi il fuoristrada, ti fai accompagnare al primo paese, riempi una tanica, e in qualche modo torni da me.
Io, come un tuareg accanto al proprio cammello, resterò qui in attesa....
Si anche io pensavo la stessa cosa.
Attendiamo quindi che quell'istante accada, intanto ci organizziamo...
Il tuo passaporto lo tieni tu, io prendo il mio e i soldi. Tu tieni l'acqua, potrebbe servirti...
Fasi concitate precedono l'imminente singhiozzio di spegnimento della moto.
Ormai pronto ad affrontare il crudele destino, con la spia della riserva che segnala la fine, in lontananza, piegato su me stesso per il forte vento, chiudendo e riaprendo gli occhi nel dubbio si tratti di sola immaginazione da miraggio del deserto, scorgo un fabbricato.
Gisella lo nota, e con calma serafica, mi dice " questo non lo avevo visto".....
Sterzo, entro dentro, è un benzinaio.....
L'omino mi saluta, io fermo la moto e lui mi chiede se voglio rifornire.....
Scendo dalla moto, il fuoristrada passa a lato della strada, suona il clacson per salutarci, ed io, che sino ad un istante prima, contavo su di loro come possibile valvola di salvezza, con grande disinvoltura, sollevo la mano e saluto.
C'è chi per le vacanze prenota un last minute......noi preferiamo un last kilometer.....
Ripartiamo, in poco tempo raggiungiamo e superiamo il fuoristrada di Italiani, ricambio il saluto suonando il clacson e volo, volo via come mi piace fare.
Lontano, sempre più lontano, tenendoci a sinistra l'oceano, superando le piccole collinette di sabbia che, portate dal vento si accumulano sull'asfalto, sino a sera, quando stremati, con la visiera ricoperta di sale del mare, sabbia e stanchezza, vediamo sulla sinistra un rifugio per viaggiatori.
E li che dormiamo, ed è da li che ripartiamo al sorgere del sole.
Direzione medio Atlante, le montagne che tanto ci piacciono e che durante lo scorso viaggio in Marocco, nell'ormai lontano 2008 erano ricoperte di neve.
Lo pneumatico posteriore ormai è finito, dobbiamo cercare una soluzione, ma a volte, nonostante la mia ormai non più giovanissima età, manteniamo le buone abitudini di chi, come i bimbi, vive alla giornata.
Oggi è stata una giornata meravigliosa, il sole ci ha scaldati, l'oceano ci ha salutati, il vento ci ha lasciato, le montagne ci hanno accolto ed il serbatoio è pieno.....
Il resto, sarà domani......
Meglio lasciare qualche pensiero fuori dalla porta della nostra mente, lì, ad attendere che qualcuno se ne prenda cura.
In fondo......sarà mica una gomma lisa a fermare il tempo ?
Già, il tempo......questo mio tempo che non è altro che un insieme di secondi, messi in fila l'uno con l'altro.
Scappano, non si fermano.....
Alzo quindi lo sguardo verso il cielo stellato di Tafroute, seduto su una sedia scomodissima nel cortiletto di questo hotel, sorseggio un te alla menta insieme a Gisella e penso.....
Domani, ciò che sarà sarà .....
Oggi è oggi ed io devo dare il massimo.
Cosa mi sta chiedendo ora il destino ?
Di essere qui, presente, corpo, anima e mente.
Sorseggio il mio te, sorrido a Gisella e quando mi chiederà a cosa penso....dirò: c'è una stella per ognuno di noi, chissà quale è la mia.....